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‘La mia katana aspetta il suo Samurai’: Mastro Livi, uno dei forgiatori più famosi al mondo

Nel laboratorio Mastro Livi nella periferia di Perugia c’è una forgia che arde e tiene viva quella fiamma, che ha iniziato a generare scintille quando l’allora fanciullo Lido, rappresentante della quinta generazione di maestri fabbri forgiatori della sua famiglia, saliva sulla mola per ammirare quello spettacolo di luci che ancora oggi lo incanta e che è stato la passione della sua vita, la lavorazione dell’acciaio.
La storia di Mastro Lido Livi Così a pochi chilometri da una delle fornaci più famose del mondo, quella delle acciaierie Ternane, che vanta la produzione di un acciaio di alta qualità, ce n’è una che a confronto è infinitamente più piccola, ma che prova a sfidare il mondo come «un pugile sul ring che varcata la soglia degli ottant’anni aspetta l’avversario pronto a battersi, ma ancora non si è fatto vivo nessuno».

Tra i più famosi del mondo Ebbene si, perché Livi, fabbro forgiatore ormai conosciuto dal Giappone agli Stati Uniti da quella nicchia di appassionati di manufatti d’acciaio come rasoi e forbici, si può vantare, dopo un’intera vita dedicata alla lavorazione e alla conoscenza dell’acciaio, di essere l’ideatore di un damasco inox da tempra martensitico (con maggiore quantità di carbonio, per conferire più durezza), unico al mondo.

Il Giappone in Umbria Tra le lamiere di Mastro Livi, infatti, si respira odore di Giappone: «Vieni che ti faccio vedere la finitura zebrata del mio damasco sulla katana che sto costruendo». Superata la soglia degli ottanta anni e lasciato ormai da un po’ di tempo le redini del suo lavoro al figlio Luca (sesta generazione di mastri fabbri forgiatori) Lido ha deciso di dedicarsi anima e corpo alla realizzazione della sua seconda katana.

Alla prova dei Samurai La prima, di cui ormai ne ha perso traccia, l’aveva forgiata circa 40 anni fa, ma oggi c’è una spiritualità più profonda. E l’artigiano vuole portare a completo compimento l’intero progetto, compresa la custodia in radica di Amboina della Cambogia. Il sogno, però, è un altro: farla testare da qualche maestro di Katana per poter così coronare con orgoglio una vita e una carriera interamente dedicata all’acciaio.

Una katana per coronare il suo sogno Una sfida nuova, dunque, dopo una lunga preparazione soprattutto spirituale. E ora è giunto il momento di realizzare la katana, secondo i metodi tradizionale dei forgiatori giapponesi, a cui si ispira il maestro Lido Livi, segnati da tempi lunghissimi e attenzione meticolosa a ogni dettaglio. La lama, infatti, deve essere forte, sottile ed elastica, mentre la parte di acciaio che compone il collo deve essere rigida e resistente. «Se a un samurai gli si rompe la katana prende il wakizashi (lo spadino che porta alla cintura, ndr) e fa harakiri, vale a dire si ammazza, perché vive l’accaduto come una sconfitta profonda e irrimediabile».

«Su internet mi avevano dato per morto» C’è poi una strana parentesi nella vita di Mastro Livi. «In tanti mi hanno dato per morto, lo abbiamo scoperto su internet con mio figlio, qualcuno – racconta – probabilmente per invidia si era divertito a spargere questa voce, ma io sono vivo e vegeto e questa katana ne è la dimostrazione». Tutti i giorni il maestro si sta dedicando a questo manufatto che sta realizzando col proprio damasco passando dal fuoco all’acqua e viceversa in un processo continuo di caldo e freddo, la cosiddetta ‘tempra’, che permette all’acciaio di diventare più robusto, e ogni giorno con la meticolosità di un chirurgo ne analizza lo spessore della lama e del collo e non ultimo la bellezza della fibra zebrata, con le venature blu caratteristica del suo damasco che costituisce il suo vero vanto.

L’offerta in Germania e la scelta di restare Infine, Lido racconta un aneddoto della sua vita, che gli fa tremare la voce: «Da ragazzo ho ricevuto una lettera di assunzione da uno dei più riconosciuti marchi del mondo, volevano che lavorassi per loro, io che ero solo un giovane della periferia perugina. Lì ho compreso che ero sulla strada giusta e sono stato sempre grato per quel gesto, mi ha dato la forza di credere ancora di più in quello che invece era il mio progetto. Sono stato tentato di trasferirmi in Germania per accettare quella proposta, ma non potevo lasciare la mia terra, io amo l’Italia e volevo lavorare ai miei progetti. La scelta di rinunciare – dice col senno di poi mastro Lidi – mi ha premiato, ho realizzato i miei rasoi e le mie forbici di altissima qualità e il mio acciaio unico al mondo è stato apprezzato e riconosciuto così come immaginavo e ancora rappresenta un prodotto competitivo in tutto il mondo». Mastro Livi è una delle tante piccole storie che hanno reso grande l’Italia.

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